Da 125 anni, Ferodo è letteralmente sinonimo di freni e frenate.
Una lunga avventura ora entrata nell’era della sostenibilità,
sempre con un occhio particolarmente attento alla sicurezza

di Marco Cortesi
Pensate che la prima missione fu di creare i materiali per frenare i carri trainati da cavalli.
Già, perché sono passati più di 125 anni da quando Herbert Frood, industriale e imprenditore britannico, fondò nel 1897 la Ferodo (marchio che cela un anagramma del suo cognome) per creare una delle realtà di più grande successo e continuità del panorama automotive.
Già nel 1901 Frood ottenne il primo brevetto per i ceppi dei freni. Si trattava delle prime pastiglie freno di tipo commerciale che utilizzavano materiali d’attrito come il tessuto di cotone riempito di resina, pelo di cammello, pelle e legno e già nel 1907, veicoli commerciali, camion e autobus utilizzavano in larga parte i prodotti Ferodo.
Da allora Ferodo è diventata la prima azienda completamente dedicata alla progettazione e alla produzione di materiali d’attrito: pastiglie, dischi e tubi idraulici, indicatori di usura, liquido freni, ganasce e kit.
Oggi, Ferodo è la scelta di primo equipaggiamento per quasi 25 milioni di veicoli all’anno, ma il marchio è apprezzato anche dai clienti di altri segmenti del trasporto globale, oltre che dal mercato dell’aftermarket automobilistico e dalle scuderie da corsa di tutto il mondo.
In Italia, Ferodo è diventata letteralmente sinonimo di materiali d’attrito: non a caso ganasce e pastiglie sono colloquialmente chiamate “ferodi”.
Ferodo è passata alla storia anche perché fu il primo marchio a fornire pastiglie per i dischi freno di un’automobile: accadde sulla Triumph TR3 e correva l’anno 1956. Ma l’azienda non si è mai fermata ed ha continuato a innovare. Già nel 1981 è stata in grado di fornire componenti senza amianto e, nel 2012, ha introdotto una gamma di pastiglie a basso contenuto di rame e zero contenuto di zinco. Il 2019 segna invece il lancio di compositi per materiali di attrito “ibridi” a zero contenuto di rame e basso contenuto d’acciaio per il primo equipaggiamento, prima per veicoli leggeri e poi con la progressiva applicazione anche al mondo dei mezzi pesanti.
Ma non ci sono solo auto e moto e, in un mondo sempre più votato alla sostenibilità, sono tante le sfide. Ad esempio, per i mezzi ferroviari, con prodotti che garantiscono silenziosità e durata, o per le biciclette. Infatti Ferodo, dall’introduzione e sempre maggiore diffusione dei freni a disco anche nel ciclismo (con conseguente necessità di prestazioni maggiori con le nuove potenti e-bike) crea e distribuisce con successo prodotti specifici per biciclette all-round ed elettriche, tramite l’aftermarket DRiV di Tenneco. La divisione Sistemi frenanti OE Ferodo di Tenneco (la società capogruppo, che ha tra i suoi brand anche Monroe, realtà storica nelle sospensioni, Moog e Champion) impiega oggi circa 4.500 persone in 11 stabilimenti di produzione e 8 centri di progettazione in tutto il mondo. E non manca l’Italia, dove dal 1998 Ferodo Racing è infatti basata nel cuneese a Mondovì.
In Formula 1, il palmarès dei prodotti Ferodo vanta oltre 330 Gran Premi vinti da straordinari piloti, a partire Juan Manuel Fangio.
Nelle moto Ferodo è da tempo partner tecnico del team Yamaha in Superbike, che ha vinto il campionato 2021 con Toprak Razgatlıoğlu e si è classificato secondo l’anno scorso.
I successi più recenti nelle gare automobilistiche includono anche l’ADAC GT Masters e la GT4 European Series, nonché il Campionato Italiano GT.
La presenza è comunque trasversale, in moltissimi categorie e campionati in tutto il pianeta, includendo Fanatec GT World Challenge Europe, le serie FFSA, NLS, TCR Europe e anche i maggiori Rally.
Le pastiglie Ferodo sono attualmente montate in primo equipaggiamento su: Abarth, Alfa Romeo, Audi, Bentley, BMW, Buick, Cadillac, Chrysler, Citroën, Dacia, Fiat, Ford, GM, Hyundai, Isuzu, Jaguar, Lamborghini, Lancia, Land Rover, LDV, Maserati, Mazda, Mercedes- Benz, Mini, Mitsubishi, Nissan, Opel, Peugeot, Renault, Seat, Skoda, Smart, Tesla, Toyota, Volkswagen e Volvo.
Poiché il mercato globale dei veicoli elettrici e ibridi è in rapida crescita, Ferodo ha realizzato DOT 5.1 EHV. Un nuovissimo liquido freni quindi, sviluppato per il mercato automobilistico di domani e per tutte le sfide imposte dalle nuove tecnologie.
Infatti, quando un veicolo elettrico ha la batteria totalmente carica, l’impianto frenante non trae vantaggio della frenata rigenerativa. Questo significa che i freni saranno particolarmente impegnati, dovendo fare tutto il lavoro senza alcun supporto dal freno motore. Viceversa, quando la batteria del veicolo non è carica, i freni lavorano meno, l’usura è più lenta e il sistema può essere controllato con meno frequenza. Infine, su questi mezzi appare raccomandabile utilizzare un fluido a bassa conducibilità a causa di potenziali correnti elettriche nelle vicinanze dell’impianto frenante.
Certo, per il futuro l’attenzione è sempre più orientata alla sensibilità ambientale.
Prodotti mirati all’auto elettrica e alla composizione sostenibile, ma tenendo ben presente che l’introduzione del protocollo Euro 7 richiederà di ridurre gli inquinanti anche per le vetture più “tradizionali”.
Si continua quindi a spingere sui materiali ibridi, che combinano i vantaggi dei compositi a basso contenuto di acciaio con quelli organici senza amianto. I primi offrono alte prestazioni a temperature elevate e “puliscono” velocemente i dischi, mentre i secondi hanno basso indice NVH (Noise, Vibration e Harshness, cioè rumore, vibrazioni e ruvidità), si consumano poco, allungano la vita utile del disco e emettono poche polveri. Valori importanti, soprattutto considerando che le decelerazioni coinvolgeranno sempre di più la sola frenata rigenerativa, chiamando in causa dischi e pastiglie soltanto in situazioni ad alta richiesta di prestazione.
Proprio in questo senso, la performance e la sperimentazione nel motorsport rimarranno importanti: per quanto possiamo innovare i veicoli, la “linea guida ” sarà sempre quella dell’alta performance in caso di necessità, ovvero portare la massa di un veicolo a fermarsi, quando serve, nel minor spazio possibile.
Anche l’innovazione, dopotutto, si deve inchinare alla sicurezza.