La 24 Ore di Le Mans è una gara senza tempo, che unisce nella passione tante persone diverse e mette alla prova chi vi partecipa senza distinzione di ruolo.
Una sfida sportiva straordinaria, ma anche uno spirito unico.

di Marco Cortesi
Fotografie:
ACO (Antonin Vincent, Dominique Breugnot, Prudencio Casales)
Alpine Elf team (Florent Gooden, Joao Filipe)
Rolex (Adam Warner)
Porsche (Michael Kunkel, Drew Gibson, Clement Marin)
Toyota Gazoo Racing

Una signora si sporge dalla transenna e allunga una cartolina ai piloti, che sono su una macchina d’epoca e la sorpassano. Avrà settant’anni, è vestita benissimo e sembra una delle tante donne di una certa età, da cui non ti aspetteresti certo una viscerale passione del motorsport.
Lei invece si infila e rincorre il suo pilota preferito finché non le fa un autografo.
Come lei ce ne sono a decine. Ci sono bambini di ogni provenienza e di tutti i colori possibili. Gente che dalle finestre lancia cartoline e pennarelli attaccati a delle corde per poi recuperarle. I più originali usano una canna da pesca.
La 24 Ore di Le Mans è anche questo. Anzi, dopo due anni di assenza dalle strade cittadine, è soprattutto questo!
La festa del motorsport, indipendente dall’età o dall’estrazione di chi alla festa partecipa.
Le piazze si trasformano in feste a cielo aperto, i campeggi si riempiono e l’aria è pervasa da un’attesa quasi elettrica. È quella passione sincera e anche irrazionale, per la sfida, il rumore, la velocità, il record. Una passione antica ma anche onesta, che purtroppo al giorno d’oggi rischia di soffocare.
Invece, a Le Mans questa emozione vive e prospera e culmina nel venerdì sera prima della gara. Non è un caso. L’iniezione di energia arriva tutta insieme, e aiuta a riposare meglio nell’ultima notte di libertà. I tifosi fanno le ore piccole, gli addetti ai lavori un po’ meno, ma si lasciano comunque andare. Da lì sarà gas spalancato fino a domenica pomeriggio… anzi fino a lunedì, dato che ci sono le verifiche tecniche che si mangiano un giorno delle ferie che normalmente vengono concesse la settimana successiva.
In pista, le squadre sono sottoposte a una delle sfide più massacranti e complicate dell’anno. Quanto complicata? Lo si vede nei dettagli.
Ad esempio, l’abbigliamento. Per la 24 Ore deve necessariamente arrivare personale extra, e non sempre c’è abbastanza abbigliamento coordinato per tutti. Si tirano fuori i fondi di magazzino e, anche in squadre note per la loro precisione (come il Team Penske ad esempio) spuntano colorazioni alternative, di strutture collegate o di anni precedenti.
Poi c’è il percorso di avvicinamento alla corsa che dura più di dieci giorni. Si arriva, si allestisce il box, poi si smonta e si rimonta la macchina… si smonta e si rimonta… senza tregua.
Nel WEC si finisce sempre tardi e si inizia sempre presto; non è una novità: non si può lasciare nulla al caso. Ma a Le Mans impegni, pressioni e responsabilità sono a un altro livello. Ci sono i test collettivi, ci sono tante, tantissime foto di gruppo. Quella con le auto, quella del team, dello sponsor e anche quella monotematica del costruttore della vettura. Bisogna essere pronti al momento giusto. Bisogna presentarsi bene per gli eventi di contorno, come la sessione di autografi. “Forse è un po’ ambiziosa in un martedì lavorativo” dice un ingegnere alla sua prima Le Mans.
Tempo mezz’ora e la pit-lane è piena di gente. Le cartoline da firmare finiscono in fretta e i pennarelli smettono di scrivere. Si cerca sempre di lasciare i tifosi felici. Un po’ perché è giusto così, un po’ perché si spera che il buon karma torni indietro durante la corsa.
Al via, le tribune saranno piene. L’elicottero delle forze speciali consegnerà la bandiera per la partenza e i jet della “patrouille” sfrecceranno sul rettilineo.
Un po’ di fortuna extra non farà male.

I piloti sono sotto pressione ma non possono farlo vedere. Non lo fanno mai… ma qui un errore al primo giro può costare mesi e mesi di preparazione.
Scherzano come sempre, ma sono consapevoli di quanto siano i terminali di tutto il lavoro: “La differenza tra Le Mans e la F.1, è che qui per vincere devi assicurarti che ogni singolo componente della squadra sia felice” spiega uno di loro.
La sfida che riguarda il puro pilotaggio è enorme, per la durata della corsa, per il buio, il traffico, la stanchezza. Per il fatto che la pista, in alcuni tratti aperta al traffico fino a pochi giorni prima, è “viva” e le sue condizioni si evolvono costantemente.
A Le Mans non ci sono mai due momenti in cui la pista è uguale: il sole sorge presto e tramonta tardissimo, le temperature sono variabili, le precipitazioni sono imprevedibili. Tuttavia, è la capacità di motivare le persone che fa la differenza. Chi è motivato riesce a performare anche da stanco.
I pit-stop sono decine e i meccanici che li effettuano, salvo eccezioni, sono gli stessi per tutta la corsa. Riescono a dormire forse un’ora, tra una sosta e l’altra.
Gli ingegneri dormono ancora meno, specie quelli al muretto. Avere qualcuno che, dall’altro capo della radio, dice la parola giusta al momento giusto, fa una differenza incredibile. In questo senso i più bravi li riconosci perché, quando succede qualcosa, non perdono nemmeno un secondo a cercare colpe, sport abbastanza diffuso in molti contesti, ma sono al cento per cento focalizzati sui passi da adottare. Solitamente, li senti tranquilli, precisi e pacati.
Anche per chi si occupa del lato media, la 24 ore non è facile. Da una parte c’è chi, per giorni e giorni, deve inventare contenuti virali o percorsi di comunicazione che portino a soddisfare gli obiettivi. La competizione è alta e le cose da fare sono tantissime, specie per chi gestisce contemporaneamente più progetti. Di solito sono i primi a cadere preda del sonno e vengono giustamente sbeffeggiati da chi invece fa un lavoro “vero”.
Dall’altra parte coloro che, invitati magari da una casa automobilistica, vengono strattonati qua e la e non riescono ad entrare nello spirito dell’evento, arrivando all’ultimo momento e andandosene troppo presto. Anche se la vivono in modo extralusso, non sono invidiati da nessuno. Si devono accontentare di un’occhiata fugace che non sempre restituisce il senso e il fascino di Le Mans… l’improbabile fan pensionata, il panettiere che chiude il negozio trasformandosi in cacciatore d’autografi. I ventenni, trentenni, cinquantenni che si trovano a ballare insieme per le strade del centro.
E poi ci sono anche commissari, meccanici e ingegneri che tengono duro. Da due settimane non vedono la famiglia e, anche se amano Le Mans alla follia (e ne comprendono l’importanza)… non vedono l’ora che sia finita.
La 24 Ore di Le Mans 2022 ha visto la quinta vittoria consecutiva della Toyota, con i rivali di Glickenhaus e l’Alpine semi-ufficiale che non hanno potuto nulla contro l’armata della casa giapponese. Dal 2023 arriveranno nuovi contendenti. In GTE-Pro, vittoria all’ultimo respiro per Porsche contro Ferrari, mentre Corvette è stata protagonista di un clamoroso doppio KO. La LMP2 ha visto il team inglese Jota battere i debuttanti di lusso della PREMA, squadra vicentina già sul podio, mentre nella classe GTE-Am, con il consueto mix di amatori e professionisti, l’hanno spuntata i colori Aston Martin.

