La Mazda MX-5, quasi come una moto, riporta alla consapevolezza del momento che stiamo vivendo,
anziché tentare di staccarcene. Una scelta sensata e appagante
di Marco Cortesi
Mindfulness. Chi ha problemi di ansia dovrebbe avere familiarità con questo concetto.
Si può tradurre come “attenzione consapevole” ed è una delle basi della terapia cognitivo-comportamentale. Insomma, quella che cercano di mettere in atto gli psicologi quando qualcuno chiede loro aiuto.
L’obiettivo è far vivere la persona nel presente, in modo attento e consapevole, ma senza un costante giudizio. Focalizzare l’attenzione su ciò che è, non su ciò che era o potrebbe essere. Né tantomeno sul “dovrebbe essere”, inteso come aspettative che ci pesano addosso, imposte dagli altri o, ancora peggio, da noi stessi. Sono infatti le aspettative irraggiungibili e le apprensioni sul futuro (spesso inutilmente ingigantite) a gettare le basi dell’ansia e degli attacchi di panico.

Per certi versi, la MX-5 e un’auto mindfulness. Ti focalizza sul presente, ti invita a concentrarti su quello che stai facendo.
Lo fa con la posizione di guida sportiva, lo sterzo duro e diretto, il sound penetrante del 2.0 da 186 cavalli, il rumore dell’aria sulla capote, l’emozione della sportività che la pervade.
Chi soffre di ansia spesso trova una liberazione nell’andare in moto; quando scende e si guarda allo specchio vede la migliore versione di sé, senza pensieri. Ma nel caso delle due ruote, essere consapevoli e concentrarsi sul presente è quasi sempre condizione indispensabile per portare a casa la pelle.
La MX-5 dimostra che anche su un’auto si può ottenere qualcosa di simile, con meno rischi. Dopotutto, la consapevolezza è anche un punto cardine alla sicurezza stradale, visto che la distrazione è di gran lunga la prima causa d’incidente.
E se la filosofia di questa piccola spider fosse quella giusta?
Mi spiego. Ormai si costruiscono solo auto super-anestetizzate,
silenziose e piene di schermi, per poi riempirle di sistemi attivi che compensano la distrazione.
Potremmo invece riconnetterci con la realtà che abbiamo intorno?
Non si potrebbe usare vibrazioni, sensazioni e rumori anziché come un fastidio da eliminare, come un punto di riferimento per aumentare e tenere viva la consapevolezza, magari lasciando l’elettronica solo come ultimo “paracadute”?
Siamo sicuri che preferiamo guidare con davanti due-tre tablet che ci ricordano i problemi nostri e del mondo in cui viviamo, che ci fanno perseguitare da lavoro e impegni ovunque, che ci privano delle sensazioni del momento?
Meglio il rombo di un motore e un cambio manuale da utilizzare, o il capo che ci chiama in dolby surround, l’appuntamento col dentista, il consumo che si è alzato del 10%, le notizie preoccupanti della pandemia e, negli ultimi tragicomici sviluppi, magari un bel videogioco di guerra che possiamo usare anche in marcia? …Per favore, ho già l’ansia.
Non serve raccontare le proporzioni della Mazda MX-5. Sono quelle di una perfetta spider “all’inglese”. Sbalzo anteriore ridotto, cofano lungo, abitacolo arrampicato verso il posteriore.
Il carattere della versione ND, quella attuale, è però però molto più aggressivo di quello delle generazioni precedenti: non più fari arrotondati e aspetto sorridente, ma un linguaggio più affilato, appuntito, muscoloso.
L’interno invece mantiene l’impostazione di sempre, aggiungendo novità come gli inserti in colore della carrozzeria ma senza tradire le origini. Il cruscotto fa ampio uso di strumenti analogici, sempre ben leggibili, con le bocchette rotonde e i tre comandi del clima che restano quelli classici. Inedito è l’inserimento sistema MZR comandabile da una clickwheel centrale o dal touchscreen del monitor da 7 pollici, anche se il tocco però è disabilitato in movimento. Anche le scelte fatte sull’infotainment confermano che la MX-5 rifugge il concetto di macchina-tablet: con un tale coinvolgimento alla guida, touch, carplay (che comunque è presente) e schermi sono accessori minori. Con le tante doti, il bilanciamento 50-50, l’eccellente sound, l’assetto Bilstein e soprattutto il differenziale autobloccante, chi si preoccupa dello schermo piccolo o del touchscreen ha probabilmente sbagliato auto.

Quando il sole lo permette, si può allungare la mano e abbassare la capote anche in alta montagna, perché l’aerodinamica riduce l’aria che entra nell’abitacolo e i sedili riscaldati tengono la schiena al caldo. La capote è manuale e la scelta rispecchia perfettamente il senso della vettura, la MX-5 si apre e chiude con un semplice movimento: in un secondo sei al sole oppure al sicuro e all’asciutto, senza stress e preoccupazione: mindfulness.
Oltre ad avviarsi con una spinta insospettabile (0-100 in 6.6 secondi) la MX-5 entra nelle curve in maniera precisa. Merito del suddetto bilanciamento e del peso ossessivamente ridotto dai tecnici Mazda. Tuttavia è in percorrenza e soprattutto in uscita che fa la differenza.
Non solo l’autobloccante ti lancia verso il punto di corda (quasi in automatico) e ti “spara” fuori dalle curve… in realta’ la sua analogicità ti permette di comprenderne appieno il funzionamento e quando se ne capiscono le logiche, l’efficacia aumenta ancora.
Anche sulle strade più impegnative, come quelle del Rally d’Italia con la neve fresca ai lati, la MX-5 permette di divertirsi molto restando nei limiti: a meno di fare qualcosa di davvero stupido, è difficilissimo mettersi nei guai. Per quanto i setting elettronici siano tutt’altro che invasivi, si può spingere a fondo senza sentirli mai entrare in funzione e senza accorgersene ci si trova naturalmente a fare il punta-tacco in ogni scalata, merito della posizione di guida, tra sedile (monoscocca Recaro) e pedaliera sportiva.
Per un appassionato vero, la sensazione vale da sola tutta la vettura
Per capire la bontà del complesso telaistico basta poi guardare le ruote. Quest’auto non ha bisogno di profili super-ribassati e cerchi giganteschi, nella versione 1.5 si parte da 16 pollici con spalla 50: è lo chassis che fa il lavoro.
Il cambio poi è proverbiale, e mostra di meritare la fama vicina alla perfezione che ha ormai da decenni. Gli innesti sono precisi, marmorei, e i rapporti corti.
Difetti? Ce ne sono.
Principalmente lo spazio; non ci si aspetta da una spider una grande abitabilità ma l’impressione è che in Mazda si siano fatti prendere un po’ la mano con l’efficientamento e l’assenza di versatilità alla lunga diventa oppressiva. Si è rinunciato perfino al bauletto davanti al sedile del passeggero (rimane quello alle spalle dei sedili) e perfino lo spazio nella consolle centrale è molto più ridotto rispetto al passato, tanto che i due canonici portabottiglie/portabicchieri sono ora esterni, “appesi” ai due estremi del tunnel, riducendo ancora l’effetto “aria”.
Qualche centimetro in più a vantaggio degli occupanti non avrebbe certo gravato troppo sul risultato, specie quando non si può andare a vettura scoperta: non di sola performance vive l’uomo.
Tutta questa personalità ha naturalmente il suo costo. La Mazda MX-5 parte da 31.000 euro con la versione 1.5 da 132 cavalli, che offre di serie interno in pelle, navigatore, stereo Bose ma anche cruise control, avviso uscita dalla carreggiata e frenata automatica di emergenza. La 2.0 a 35.450 euro aggiunge tra l’altro i sedili Recaro riscaldati, i cerchi da 17, l’autobloccante e l’assetto Bilstein.