Da creativo, che ha investito anni per raggiungere conoscenza ed esperienza,                  mi è molto difficile rimanere imparziale su questo argomento…

di Alessandro Camorali                                                                                                                                                                                                                                                            Fondatore e Titolare di CAMAL Studio

Chiunque di voi avrà notato come l’argomento del momento siano le AI (Artificial Intelligence), le così dette intelligenze artificiali che, come nello scenario apocalittico della saga di Terminator negli anni 90 (o ancora prima dal visionario Kubrick in “2001 Odissea nello spazio”) si impadroniranno del nostro mondo dominando la razza umana!
Lasciando per un attimo da parte la fantascienza mi piacerebbe analizzare la “moda” del momento e dirvi il mio pensiero a riguardo.
Nel giro di un paio di anni le AI hanno avuto uno sviluppo impensabile o, meglio, uno sviluppo prospettato dagli addetti ai lavori ma poco avvallato dal mercato. Come sempre però (fenomeno già visto in precedenza con i social network) il prodotto è figlio della domanda e lo sviluppo del suo utilizzo. Un grande uomo di marketing come John Sculley spiegava come la strategia di vendita dei prodotti Apple negli anni 80/90 fosse di “vendere un’esperienza e non soltanto un prodotto”. Questo perché l’immaginazione di ognuno di noi rimane il miglior modo di creare nuove aspettative e inattesi campi di utilizzo di un prodotto.

Questo concetto ha trovato terreno molto fertile in tutti i campi, anche i più inattesi, con il passare dei mesi dall’uscita dei primi algoritmi (e softwares) basati sulle intelligenze artificiali.
I primi settori ad usufruire di questo vantaggio sono stati la domotica e gli assistenti digitali (i nostri Alexa e Siri, per esempio), poi i call center e le assistenze sui prodotti hanno iniziato ad essere “interpretati” da entità poco empatiche e comprensive.
Ora però siamo entrati in una fase 2.0, quella in cui le “macchine” sono diventate creative!
Dalla scrittura alle rappresentazioni visive le AI stanno iniziando a crescere e a trovare sempre più estimatori in diversi ambiti, sia lavorativi che meramente ricreativi.
Da creativo, che ha investito anni per raggiungere la conoscenza e l’esperienza necessari per “fare un mestiere”, mi viene molto difficile rimanere imparziale su questo argomento ma cercherò di portare alla vostra attenzione i vantaggi e gli svantaggi insiti in questa tecnologia.

Sicuramente dobbiamo considerare questi software come un aiuto, come sempre la tecnologia e il progresso sono stati per il genere umano e va anche affermato che il loro eccessivo o erroneo utilizzo è da vedersi più dannoso per se stessi che per il futuro dell’umanità.
In campo creativo ho potuto vedere e sperimentare in prima persona alcune di queste intelligenze artificiali. La più conosciuta si chiama Midjurney.
Da un giorno all’altro i social network hanno iniziato ad essere bombardati di immagini fantascientifiche, oggetti anche interessanti stilisticamente, ma figli di un parto asettico e impersonale. Quando vedo un’opera d’arte o anche solo un disegno, sono solito indagarne l’autore, conoscere il suo lavoro e capirne le intenzioni dietro alla forma espressa.
Questo per me è arte: la personalità di qualcuno che vive e permea la materia, imprimendo un’istantanea di sè, del qui ed ora temporale, emotivo e sociale.
Per me ogni opera è unica e irripetibile e questo la rende speciale!
L’errore che si potrebbe fare usando questo “aiuto” è di pensare di sostituirlo alla creatività, di usare le AI al posto del nostro cervello, permettere alla nostra società di lasciare ad una macchina (peraltro creata dall’uomo) di evolvere nel torpore del proprio creatore. La casualità e l’errore sono sempre stati la scintilla evolutiva per la nostra specie, oggi noi chiamiamo artigianato tutto quello che non è industriale e lo adoriamo proprio per le sue imperfezioni.

Sul sito Designboom.com ci sono innumerevoli esempi adi automobili disegnate dall’intelligenza artificiale.         A questo link, ad esempio, è possibile ammirare come l’AI immagina delle automobili progettate dai alcuni famosissimi architetti:

from gaudi to zaha hadid, midjourney imagines cars designed by famous starchitects

Ma tornando alle applicazioni pratiche, ho potuto fare delle prove rapide, capirne il potenziale ed esplorarne un possibile futuro utilizzo. Trovo che questi softwares siano molto interessanti per creare uno “scenario”, per preparare il “fondale” al lavoro dell’artista.
Immaginate uno chef in una grande cucina: non potrà essere colui che effettua tutte le preparazioni delle salse o dei contorni, ma sarà sicuramente colui che impiatterà in modo unico una ricetta da lui concepita. Lo stesso vale per il grande architetto: non sarà colui che farà tutti i calcoli strutturali o poserà i mattoni delle fondamenta, ma sarà il responsabile del retaggio visivo e urbano futuro.

Come i software CAD nel mondo automotive hanno sostituito i tecnigrafi così anche il virtuale, e le AI troveranno sempre più spazio in un settore in continua e rapida evoluzione da oltre 100 anni.
Ho sentito dire che le intelligenze artificiali non creano brutte automobili.
È vero, creano delle interessanti soluzioni estetiche, delle alternative molto valide.
Ma come funzionano esattamente? Beh, il software legge una serie di parole immesse da un operatore (noi o, in futuro, un’altra AI) ed inizia a cercare nel web immagini che possano soddisfare questa descrizione. In modo algoritmico, e direi anche molto creativo, mette insieme queste immagini e ne crea una risultante.
Nessuno potrà dire che il risultato sia qualcosa di assurdo… roprio perché una macchina non può creare qualcosa di “rottura” ma farà semplicemente quello che le abbiamo detto di fare!

La riflessione, quindi, non è molto sull’apporto positivo o negativo delle AI nel mondo creativo, ma quanto su quanto siamo in realtà propensi e pronti alla novità, vera missione di ogni designer.
Un vero creativo cerca di sorprendere, di rompere con gli schemi, quindi il contrario di quello che farebbe un software basato su di un codice.
Personalmente ancora oggi preferisco la carta al digitale… e non perché sono ormai sulla quarantina ma semplicemente perché è tagliente e ruvida al tatto, con essa si crea un rapporto personale e intenso. Si litiga e si butta.
In un mondo di salvataggi digitali abbiamo perso la capacità di scegliere, di prenderci la responsabilità e il rischio creativo.
Quindi guardiamo alle intelligenze artificiali come a quello che devono essere, uno strumento, nelle mani dell’intelligenza naturale. La nostra!

Designer di fama mondiale, Frank Stephenson ha lanciato un nuovo entusiasmante video sull’Intelligenza Artificiale sul suo popolare canale YouTube.
Il video esplora l’impatto del text-to-image e dell’AI sul mondo del car design. Attingendo dall’esperienza personale di Frank, esamina sia i vantaggi che gli svantaggi delle tecnologie in evoluzione, oltre a descrivere in dettaglio le sue prime passioni per il design, come ha iniziato e come si è notevolmente sviluppato oggi.

Parlando di una vasta gamma di questioni sia sul fronte umano che progettuale, dall’occupazione all’omogeneità del design automobilistico, il video traccia un’immagine intelligente e colta di ciò che il futuro del design potrebbe riservare.
Il verdetto è chiaro, l’industria automobilistica è in continua evoluzione e miglioramento, ma il futuro del design è nel bel mezzo di una rivoluzione a causa della tecnologia AI. 

“Viviamo in un mondo guidato dalla tecnologia – ha detto Stephenson – e l’intelligenza artificiale avrà un impatto duraturo e di vasta portata su una larga gamma di settori, incluso il design automobilistico. Ci aspettano tempi entusiasmanti ed estremamente interessanti, ma questi tipi di progressi tecnologici comportano inevitabilmente dei rischi”.