Siamo sicuri che i risultati per l’ambiente non sarebbero migliori
se gli investimenti nell’elettrificazione del parco auto fossero dirottati
sul superamento del vecchio concetto di trasporto individuale?

di Marco Cortesi
Siamo sicuri che i risultati per l’ambiente non sarebbero migliori se gli investimenti nell’elettrificazione del parco auto fossero dirottati sul superamento del vecchio concetto di trasporto individuale, a partire dalla gratuità dei mezzi pubblici?
Sono riflessioni (e conti) che andrebbero fatte.
Miliardi di euro, dollari, yuan. Insomma, miliardi.
La rivoluzione elettrica sta catturando gli investimenti e i contributi dei governi. Non si tratta solo di incentivare la produzione e la vendita di veicoli elettrici, questo forse è il minore dei problemi.
Si tratta bensì creare (o sovrintendere alla creazione) di un’intera infrastruttura, ma soprattutto di cambiare le logiche di funzionamento di intere nazioni.
È un compito decisamente difficile, complesso e costosissimo.
La domanda che sorge vedendo quanto disorganicamente stia procedendo l’elettrificazione è se qualcuno abbia mai fatto i conti prima di dare il via a tutto il processo. Perché quando si parla di grandi transizioni, il dubbio che tutto sia finalizzato anche all’opportunismo politico c’è.
Ci sono diverse questioni che vengono alla mente. L’auto elettrica, anche se alimentata con energia pulita, non azzera l’impatto ambientale del trasporto individuale. Strade, ponti e gallerie servono lo stesso, così come le officine di assistenza, così come le stazioni di servizio, anche se si chiamano colonnine. Alle auto servono, ad esempio, le gomme, che sappiamo essere piuttosto problematiche a livello ambientale.
Un esempio di questa difficoltà a tracciare bilanci è dato dall’idrogeno, visto da molti come la soluzione migliore e definitiva… ma l’idrogeno è scarsamente presente in natura e, eccezioni a parte, si produce con petrolio e gas.
Quanto è più conveniente produrre idrogeno dal gas rispetto a bruciarlo per produrre corrente, o a immetterlo direttamente nel propulsore in un’automobile?
In quel caso, quanto sarebbero impattanti le destabilizzazioni su scala mondiale che stiamo vivendo sulla convenienza del sistema?
Una buona valutazione di impatto deve sempre includere dei pezzi di “prima” e di “dopo”.
In questo momento storico di rampanti populismi, emergenze continue, sconvolgimenti di valori esistenti da decenni, sembra che non siamo più tanto bravi a fare questo tipo di conti.
L’ultimo dubbio è recentissimo. Sempre più città hanno deciso di rendere gratuiti i propri mezzi pubblici, e il risultato è stato una riduzione dell’uso delle auto… e allora: siamo davvero sicuri che la transizione verso l’auto elettrica non possa sostituita, in termini di investimenti, con il parziale superamento del concetto di mezzo di trasporto individuale?
Se tutti gli investimenti fossero “girati” verso il miglioramento del trasporto pubblico e la riduzione dei suoi costi per il cittadino ciò non potrebbe produrre un impatto sulla sostenibilità superiore a quello della semplice sostituzione delle auto, una ad una, da combustione a elettrica?
Sarebbe mai possibile rendere gratuiti tutti i mezzi di trasporto collettivi, quantomeno sulle corte distanze?
Ma, se per i singoli cittadini è difficile immaginare diversi modelli di pensiero e comportamento, per le grandi imprese e per i governi lo è ancora di più, avvolti dal morbido abbraccio della continuità del “si è sempre fatto così e si farà sempre così”.
Ma se dal trasporto pubblico torniamo a mettere a fuoco l’esigenza “singola”, una bella idea per i movimenti in città giunge da Mobilize (Gruppo Renault) che ha presentato da pochi giorni Solo Concept, un veicolo a un solo posto, con un ingombro esterno minimo (unghezza m. 1,37, larghezza m. 0,90, altezza m.1,75).
Discostandosi dai codici automobilistici, Solo Concept incarna una mobilità super leggera e agile.
Il progetto è stato avviato dallo studio indiano di Renault e l’idea iniziale dei designer era quella di progettare uno skateboard dotato di ombrello per ripararsi dalla pioggia.
Con Solo Concept il conducente si sposta in posizione semi-seduta e può circolare a bassa velocità, (max. 25 km/h). Si guida senza patente, senza cintura di sicurezza né casco, con un joystick come volante mentre la carrozzeria avvolgente, l’airbag e il pulsante di emergenza da schiacciare con il piede garantiscono un buon livello di sicurezza. Solo Concept offre così un livello di protezione decisamente superiore rispetto a monopattini o scooter.
Solo Concept è dotato di 3 ruote: due motrici davanti e una più piccola sterzante al posteriore. La carrozzeria asimmetrica permette di salire a bordo solo da sinistra. Una volta a bordo, il sedile reclinabile si inclina in avanti liberando uno spazio profondo previsto per riporre la borsa. La struttura è composta al 50% da materiali riciclati e il veicolo è riciclabile al 95%. Interessante il fatto che molti veicoli Solo Concept si possono incastrare tra loro, riducendo l’ingombro nei parcheggi. Per la ricarica, vengono proposte tre soluzioni: via cavo, a induzione o cambio batterie.
Grazie alla tecnologia a induzione, diversi Solo Concept incastrati tra di loro si possono ricaricarsi contemporaneamente usando un unico punto di ricarica. Il primo veicolo della coda è collegato alla colonnina e trasmette l’elettricità per induzione agli altri Solo Concept posizionati dietro di lui. È possibile anche smontare la batteria di Solo Concept per ricaricarla a casa, come con le bici elettriche.