Questa incredibile opera, battezzata Auto Union Tribute,
ci apre le porte della storia di Audi,
che ha compiuto 90 anni pochi giorni or sono

Michael Etrick è uno scultore americano che da tempo indaga il lato più emozionale delle automobili. Un vero maestro nella lavorazione dei modelli in argilla e poi nell’utilizzo di metalli, materiali compositi e verniciature speciali.
Micheal ovviamente ragiona e riflette al di fuori delle necessità ed esigenze industriali delle case automobilistiche; potremmo dire che si lascia influenzare dal design automobilistico… e cerca di dare vita a tutta l’emozione che ne deriva.
Basandosi su anni di esperienza riesce a creare sculture (solitamente prodotte in pochissimi esemplari) che lasciano un’impressione solida, concreta e potente.
Come quelle, bellissime, della serie Reflects, a cui si è aggiunta pochi giorni fa l’incredibile opera battezzata Auto Union Tribute, nata per celebrare i 90 anni della casa tedesca.

Già, perché un artista non può restare insensibile a certe forme industriali come quelle, davvero iconiche, delle Auto Union da competizione degli anni 30 del secolo scorso. Vetture la cui potenza era magicamente espressa anche dalle forme.
E quindi Etrick si è lanciato in un’interpretazione della Auto Union Type C (monoposto del 1936) che lascia a bocca aperta: solida, potente e dinamica al tempo stesso.
E c’è poi la finitura a specchio dell’alluminio che, abbinata alle forme fluide, aggiunge stupore grazie ad affascinanti riflessi di luce (da cui il nome Reflects di questa serie di opere).
Un vero piccolo capolavoro che ci riporta al giugno del 1932…
Si, perché il 29 giugno del 1932 ci fu un avvenimento destinato a cambiare radicalmente lo sviluppo dell’industria automobilistica nel mondo…

Per comprendere bene cosa successe nel “32 occorre fare un passo indietro, sino al 1929.
In quell’anno le Case automobilistiche sassoni Audi, DKW, Horch e Wanderer si resero conto di essere di fronte, a causa della Grande Depressione, ad una crisi finanziaria dalla quale era pressoché impossibile uscire.
Già nell’agosto del 1928 Zschopauer Motorenwerke/DKW aveva acquisito una partecipazione di maggioranza in Audi Werke Zwickau ma la soluzione definitiva dei problemi passava obbligatoriamente attraverso una fusione più ampia e solida.
I vertici delle aziende compresero che l’unico modo per salvarsi era unire le forze e, da concorrenti, divennero partner, dando vita a una fusione dalla quale nacque Auto Union AG.
Nacque così un colosso industriale che poté contare su un’offerta particolarmente ampia, in grado di spaziare dalle piccole motociclette DKW alle vetture di fascia media, sino alle berline lusso prodotte da Horch.
Il nuovo logo, giunto sino ai giorni nostri, era composto da quattro anelli intrecciati, chiamati a evocare le quattro “anime” che componevano l’azienda.

Il 29 giugno 1932 quindi, su iniziativa della Banca di Stato della Sassonia, le società Audiwerke AG, Horchwerke AG e Zschopauer Motorenwerke J. S. Rasmussen AG (DKW) firmarono l’accordo per formare Auto Union AG. Contemporaneamente la nuova società chiuse un contratto con Wanderer Werke AG per l’acquisto della divisione automobilistica di Wanderer.
Il nuovo gruppo aveva sede a Chemnitz, con l’amministrazione situata presso lo stabilimento DKW di Zschopau fino al 1936. Dopo la sua creazione, Auto Union AG divenne il secondo gruppo automobilistico più grande della Germania ma, se i quattro anelli intrecciati rappresentavano l’unità delle quattro società fondatrici, i marchi Audi, DKW, Horch e Wanderer vennero però mantenuti e salvaguardati. Infatti, a ciascuno dei quattro brand fu assegnato uno specifico segmento di mercato con lo scopo di evitare qualsiasi concorrenza all’interno della nuova società.
DKW operava pertanto nel segmento dei motocicli e delle utilitarie, Wanderer costruiva vetture di media cilindrata, Audi commercializzava veicoli nel segmento delle medie cilindrate di lusso e Horch era la punta della piramide, producendo auto di lusso, per la fascia alta del mercato, come l’iconica Berlina Pullman a otto cilindri.
Ma non va neppure dimenticato il cosiddetto “Quinto Anello”, rappresentato da NSU, il marchio più antico, predecessore dell’attuale Audi AG.

La sfida era ardua in quel periodo, sia sul piano industriale che su quello sportivo.
Mentre negli anni seguenti alla fusione DKW e NSU mietevano successi e record in campo motociclistico, una particolare attenzione meritano i record di velocità ottenuti da Bernd Rosemeyer con Audi.
Nel periodo dal 25 al 29 ottobre 1937, su una sezione della nuova autostrada tra Francoforte e Darmstadt, ebbe luogo la cosiddetta “Settimana Internazionale dei Record” e Auto Union si presentò con una speciale e aerodinamica vettura spinta da un propulsore a 16 cilindri da 6,33 litri, capace di sviluppare ben 545 cavalli.
Condotto dal leggendario Bernd Rosemeyer il veicolo riuscì a toccare l’incredibile velocità di 409 km/h… su una comunissima strada! Lo sforzo fisico (e psicologico) sopportato dal pilota durante quei tentativi di record era enorme e si racconta che, alla fine di ogni corsa, dovevano trascorrere diversi minuti prima che Rosemeyer trovasse la forza per uscire dell’auto.
In totale Rosemeyer sbaragliò due record mondiali assoluti e 13 record di classe internazionale.
Sono sempre di quel decennio le impressionanti monoposto da Grand Prix Auto Union Type C (a cui si sono ispirate le sculture di Michael Etrick) e Type D Doppelkompressor, spinte da un propulsore a 12 cilindri da 3 litri, con doppio compressore Roots, e capaci, al culmine dello sviluppo, di 475 cavalli e di una velocità di punta di 330 km/h.

L’origine della sigla DKW merita di essere raccontata. Durante la Prima guerra mondiale, J.S. Rasmussen lavorò per sviluppare un’auto a vapore (Dampfkraftwagen in tedesco), da cui derivano le tre lettere DKW.
Nel 1916, alla Zschopauer Maschinenfabrik, il tecnico partì da un’autovettura basata sui disegni dell’americana Rollin H. White da Cleveland/Ohio. Il progetto si concretizzò nel 1917 con un’autovettura che presentava una caldaia a vapore tubolare, riscaldata a gasolio, che erogava vapore fino ad una pressione di300 atmosfere. Il motore, a due cilindri, era posto direttamente sull’asse posteriore senza cambio.
Tutti i lavori di sviluppo furono interrotti infine nel 1921 e gli unici due veicoli continuarono ad operareall’interno degli stabilimenti fino al 1923. Tutto ciò che restava del progetto dell’auto a vapore era il marchio “DKW”, utilizzato nei decenni successivi per tutte le motociclette e le automobili DKW con motore a due tempi.

Nel 1919 DKW iniziò a costruire motori ausiliari per biciclette nella cittadina di Zschopau, in Sassonia. Nel 1921arrivò uno scooter, poi commercializzato con il nome di “Golem” mentre nel 1922 Hermann Weber si unì alla Zschopauer Motorenwerke come il nuovo capo progettista.
A lui si deve la prima motocicletta leggera DKW con motore a due tempi da 148 cc, raffreddato a ventola, e trasmissione a cinghia. Nel giugno 1922 DKW iscrisse questo modello ad una gara sulla pista Avus a Berlino… conquistando i primi quattro posti.
Le prestazioni poi ottenute nell’ADAC Heidelberg-Berlino “raduno imperiale” ne consacrarono il successo. Tra il 1922 e 1925, vennero prodotte 20.000 unità di questa prima motocicletta DKW.

90 anni passano davvero in fretta. Oggi il gruppo Audi (all’interno del gruppo Volkswagen) con i suoi marchi Audi, Ducati e Lamborghini è uno dei produttori premium di maggior successo nel settore automobilistico e motociclistico. È presente in più di 100 mercati mondiali e gestisce 19 impianti produttivi in 12 Paesi. Tra le società controllate al 100% da AUDI AG figurano Audi Sport GmbH (Neckarsulm, Germania), Automobili Lamborghini S.p.A. (Sant’Agata Bolognese) e Ducati Motor Holding S.p.A. (Bologna).