L’invasione dei brand cinesi sul mercato europeo
(con un’offerta decisamente orientata sull’elettrico)
sta causando più di un mal di testa nel vecchio continente.
In verità, i rischi di sensibili modifiche nelle percentuali mercato
paiono ancora lontani… ma non lontanissimi!

La Cina è vicina? Si, è ormai impossibile negarlo… ma quanto è vicina?
L’invasione dei brand cinesi sul mercato europeo (e il fatto che questa nuova offerta sia decisamente orientata sull’elettrico) sta causando più di un mal di testa nel vecchio continente.
In verità, i rischi di sensibili modifiche nelle percentuali mercato paiono ancora lontani… ma non lontanissimi!
I tradizionali dominatori del mercato continentale hanno infatti il tempo e le risorse (ingegneristiche e finanziarie) per far fronte a questo “pericolo giallo”, ma non certo il caso di perdersi in lamentele più o meno giustificate quanto piuttosto di rispondere rapidissimamente con strategie e prodotti vincenti.
La sfida è ormai globale: serve veramente a poco negarlo e girare la testa dall’altra parte.
Certo è che il combinato disposto di invasione di prodotti asiatici e transizione verso l’elettrico parrebbe aver scatenato una “tempesta perfetta” nel comparto automotive.
È inutile nasconderselo: nulla sarà più come prima.

Di questi temi si è ampiamente discusso a Milano il 25 ottobre, nel corso dell’ormai abituale
FORUMAutoMotive, promosso dal giornalista Pierluigi Bonora.
Molti i relatori, le voci e gli interventi sul tema. C’è stato molto da ascoltare e moltissimo da imparare.
Partiamo dal Gruppo Koelliker, un asset milanese di vecchia data, che in anni non sospetti (decenni or sono) aprì le porte ai veicoli asiatici, iniziando le importazioni dal Giappone quando i numeri erano contingentati per legge. E tuttora Koelliker, in Italia, significa Mitsubishi.
In un periodo più recente è stata la volta della Corea con SsangYong mentre solo un paio d’anni or sono si sono concretizzati gli accordi con una serie di brand cinesi, che ora stanno iniziando a dare frutti, soprattutto se parliamo di Aiways, molto attiva e vivace sul nostro mercato (è di pochi giorni fa il lancio della U6 SUV Coupé).
“L’auto è globale– ha esordito Marco Saltalamacchia, Executive Vice President& CEO del Gruppo Koelliker – non bisogna differenziare la Cina dall’Europa in base alla produzione. La differenza tra Corea, Giappone e Cina nell’industria dell’automobile è particolare, in quanto Corea e Giappone (avendo un mercato domestico di proporzioni ridotte) hanno dovuto puntare sulla globalità. La Cina, invece, punta anzitutto su sé stessa, avendo una popolazione grande e nazionalista. Ci sono anche alcuni falsi miti da sfatare, come il controllo del litio… invece la vera sfida è che l’auto elettrica deve decidere se seguire una prospettiva di vicinanza al consumatore o all’industria”.

Esperienza e “case history” totalmente diversa è quella di MG, storico marchio inglese che sta ora tornando a incidere sul mercato con proprietari cinesi ed una gamma di interessanti suv.
Questo il pensiero di Andrea Bartolomeo, Country Manager e Vice President di MG Motor Italy: “L’esperienza di MG è diversa. Per noi la questione, durante il rilancio in Europa, è stata scegliere tra diventare un brand di volumi o un marchio riconosciuto. Noi spingiamo per coprire tutti i segmenti e bisogna arrivarci con una gamma in grado di rispondere a tutte le esigenze e richieste. Oggi noi proponiamo un’offerta 70% termica e 30% elettrica, con soluzioni ibride. Puntiamo a rispondere alle esigenze di clienti che, entrando in concessionaria, non trovano i prezzi di 5 anni fa. La forza del nostro marchio è la storicità; è riconosciuto e riconoscibile e non viene associato al prodotto cinese come qualche anno fa”.
Certo è che i suv odierni sono lontani anni luce dalle leggere e bellissime “spyder” di tanto fa, quando il marchio MG faceva sognare i giovani di mezzo mondo… ma tant’è, le esigenze di mercato sono quelle che sono e il brand “conosciuto e riconoscibile” oggi serve a garantire la qualità di un prodotto decisamente diverso da quello degli albori.

Se parliamo di Cina o, meglio, di commistione italo-cinese, non possiamo prescindere dal citare il fenomeno DR. L’azienda di Isernia chiuderà l’anno con qualcosa come 23/24mila autovetture vendute… un dato enorme e clamoroso, probabilmente non ipotizzabile solo due/tre anni fa. Alla base di questo successo stanno molti motivi: ad esempio aver puntato con intelligenza sul bi-fuel (benzina-gas), aver saputo offrire prodotti con un rapporto qualità/prezzo vincente, essere riusciti ad approvvigionarsi di vetture quando altri costruttori invece faticano… ecc. ecc.
Ormai DR è una realtà consolidata e il continuo allargamento di gamma e brand (EVO, Sportequipe, ICKX, sino all’italianissimo recupero di OSCA) lo conferma.
A questo tipo di business si ispira l’iniziativa di Eurasia Motor Company. Cioè partire da un prodotto cinese ed italianizzarlo, con interventi più o meno profondi, per atterrare sul mercato italiano con una bella novità come la Wave 3, per la quale l’orizzonte 2023 è di 1.500 pezzi.
“Noi siamo in Cina dal 2003 – sostiene il presidente di Eurasia Federico Daffi – e abbiamo iniziato con l’importazione di uno dei marchi cinesi più noti ed affermati. Fino ad adesso abbiamo fatto “il lavoro sporco” commercializzando solo endotermico. Oggi con il China 6, tante società cinesi si sono potute affacciare al mondo automotive europeo e io credo fermamente che ci sarà una vera transizione, ma non completa, durante la quale dovranno convivere i diversi sistemi di alimentazione delle vetture”.

E per chiudere, le parole assolutamente “globaliste” di Michele Crisci, Presidente di Volvo Italia, azienda “premium” svedese da molti anni ormai in mano a proprietari cinesi: “Volvo, in questi 12 anni dall’acquisto dei cinesi di Geely, è rinata e non è mai stata così svedese come oggi. Gli investimenti sono stati ingenti per farla tornare ‘svedese’ creando un valore del marchio. La nostra è stata un’esperienza positiva. La parola invasione ha sempre un’accezione negativa, ma potrebbe invece nascondere una possibilità di competizione: per vincere bisogna arrivare a un’ampia offerta di prodotti realmente di aiuto all’ambiente”.

Wave 3 è il nuovo City Suv full optional proposto da Eurasia Motor Company, che offre oltre all’agilità di un’auto compatta, tutti i vantaggi di un vero Suv, alto da terra e spazioso.
Costruito con materiali di prim’ordine e dotato delle più moderne tecnologie di assistenza alla guida e infotainment, Wave 3 esteticamente appare gradevole, con linee dinamiche, accattivanti e distintive, in grado di conquistare anche il gusto “difficile” del consumatore italiano. Anche gli interni, a prima vista, sembrano curati e ben rifiniti.

Il telaio è del tipo chiuso a gabbia integrale, in acciaio ad alta resistenza, mentre il propulsore è un 1499cc, 16 valvole, da 113 cv o 147 a seconda versioni, accoppiato ad un cambio manuale o automatico.

Wave 3 è dotata del sistema a doppia alimentazione Benzina/GPL e monta di serie l‘impianto made in Italy di BRC. Il sistema Sequent Plug&Drive è provvisto di elettro-iniettori IN03 e vanta una nuova centralina elettronica a 64 pin OBD che permette un’accurata gestione dell’iniezione a beneficio degli standard di funzionamento. Inoltre la gestione elettronica dell’alimentazione a GPL consente una concreta riduzione dei consumi e un conseguente calo delle emissioni nocive.

Aiways, la start-up made in Shanghai, importata in Italia dal Gruppo Koelliker, continua il suo percorso verso la sostenibilità, investendo in un nuovo circuito di sviluppo ecosostenibile che produce, ricicla e dà vita a nuovi prodotti.
Grazie all’innovativo impianto di produzione di Aiways, annoverabile tra i più moderni al mondo, tutte le fasi del processo relative alla produzione di vetture elettriche sono state sviluppate nell’ottica della sostenibilità e della conservazione delle risorse: dalla gestione delle sostanze chimiche nel processo di verniciatura al trattamento delle acque reflue, passando per l’ottimizzazione della tensione nella rete elettrica dell’impianto.
Aiways compie un ulteriore passo in avanti anche nelle modalità di impiego delle energie rinnovabili. Ad esempio, l’impianto termosolare di Aiways Intelligent Factory produce in media 130.000 litri di acqua calda al giorno, che viene riscaldata a 48 °C e utilizzata non solo nel processo produttivo, ma anche negli edifici amministrativi.